Perché mangiare insetti è una scelta di consumo sostenibile.
Per fortuna pare che l’abbiano capito quasi tutti: anche in cucina bisogna essere sostenibili!
Sono sostenibili i grandi chef, sono sostenibili i food influencer che fanno i balletti su Tiktok e sono sostenibili le casalinghe di Voghera.
Ma come si rende sostenibile un mondo che entro il 2050 potrebbe ospitare nove miliardi di persone? Immagino che avranno piacere di fare due tre pasti al giorno tutti quanti no?
Bella domanda, facciamo così, cerchiamo un punto da cui partire: bisognerà cambiare abitudini.
Posta l’inefficienza degli attuali sistemi di allevamento, uno dei terreni più spinosi da affrontare sarà proprio quello di cercare nuovi metodi per produrre fonti proteiche a ridotto impatto ambientale. Si parla di dare più spazio alle proteine vegetali, si parla di coltivare cellule staminali per produrre carne sintetica.
Noi parliamo di insetti, di mangiare insetti.
Vediamo come funziona un allevamento di insetti e cerchiamo di capire quali sarebbero i vantaggi ambientali di un mondo più entomofago di quanto non sia già. Si, circa due miliardi di persone integrano già abitualmente la loro dieta con quasi duemila diverse specie di insetti edibili.
MENO SPRECHI
Il corpo di un insettino è quasi del tutto commestibile. Di un pollo si mangia poco più della metà del suo peso, di un manzo il 40%.
Sotto il profilo nutrizionale inoltre un chilo di materia prima insettosa ha molte più proteine di un chilo di ciccia.
Anche lo stesso “sostrato”, il suolo su cui poggiano e di cui si nutrono gli insetti, può diventare un’occasione utile per recuperare prodotti che andrebbero sprecati. L’industria agroalimentare crea un’enorme quantità di scarti vegetali non adatti all’alimentazione umana che sono però perfetti per quella di molte specie di insetti. Perché non approfittarne?
RISPARMIO DI SUOLO
Per capire quanto spazio serve ad allevare un animale non basta considerare solo il terreno occupato dalla stazione di allevamento.
Occorre tenere a mente almeno altri due fattori: la capacità dell’animale di convertire il cibo in massa corporea e la superficie di terreno agricolo impiegato nella produzione del mangime destinato all’animale. Sembrerà banale, ma una mucca allevata mangia cose che per essere coltivate occupano spazio…
Partiamo dalla struttura fisica dell’allevamento.
La questione è presto risolta: gli insetti occupano poco spazio e sono molto leggeri.
Sviluppare allevamenti in verticale è semplice da fare e rappresenta una pratica frequente del settore. In più va detto che molti animali non vivono naturalmente costipati in spazi ristretti: non gli insetti.
Cavallette e larve della farina ad esempio tendono naturalmente a vivere in spazi ridotti o ammassate le une sulle altre. Si configura così, anche nella cattività, la possibilità di ricreare una condizione fisiologica per l’animale allevato.
Sulle altre due problematiche facciamo parlare qualche numero: per avere un chilo di carne bovina servono circa dieci chili di mangime, per un chilo di grilli ne bastano meno di due. Alla fine dei conti un chilo di manzo, in termini di spazio, costa 250 mq, uno di grilli 15. Due campi da beach volley contro lo spazio occupato da un paio di auto parcheggiate.
RISPARMIO DI ACQUA
Anche in questo caso, il water footprint (o impronta idrica), espressione che indica il volume di acqua dolce necessario per la produzione di un bene, è un dato aggregato.
Ahimè, non è solo quella che l’animale beve durante la crescita la quantità d’acqua che dobbiamo calcolare, parrebbe infatti che quasi il 90% dell’acqua che serve alla nostra bistecca sia stata usata per innaffiare il foraggio che l’animale ha mangiato per arrivare al peso di macellazione.
La media italiana oscilla attorno a 12000 litri di acqua per chilo di carne.
Immaginiamola così: per produrre due chili di carne serve una quantità d’acqua che riempirebbe fino al soffitto una camera singola, litro più litro meno.
Un chilo di proteine da insetti costa invece un quarto dell’acqua necessaria per un chilo di proteine da bovino. Un quarto.
MENO EMISSIONI DI GAS SERRA
Parliamo di due gas serra in particolare: l’anidride carbonica (CO2) e il metano (CH4).
Nel caso dell’anidride carbonica il collegamento è molto semplice: per realizzare i terreni agricoli dove coltivare il foraggio destinato agli animali allevati, vengono disboscate grosse fette di foresta pluviale ogni anno. Foreste dove, tutti i giorni, centinaia di migliaia di tonnellate di anidride carbonica vengono trasformate in ossigeno fresco fresco.
Sul fronte del metano invece c’è poco da andare per il sottile. Avete mai passeggiato in un pascolo di montagna? Avete idea di quanta cacca faccia una mucca ogni giorno? Ve lo dico io. Una mucca produce circa trenta chili di letame ogni giorno. Letame che, nel processo di decomposizione, rilascia metano nell’atmosfera.
Non solo il letame rilascia metano però, le mucche ne producono anche ogni volta che fanno un ruttino, e parrebbe che ne facciano in media uno al minuto. Si, qualcuno li ha contati.
A detta del New York Times i bovini al mondo sono circa un miliardo. Se li considerassimo una nazione questa sarebbe la sesta al mondo per emissioni di metano.
Oltre il 15% del totale delle emissioni di gas serra nell’atmosfera sono da attribuire all’industria della carne.
Produrre meno, produrre meglio.
Non esiste un modo giusto e un modo sbagliato per impattare di meno sull’ambiente.
Ci sono pratiche più o meno lontane dalle proprie abitudini e ci sono azioni che lasciano impronte più profonde di altre.
È il fine che dobbiamo tenere sotto controllo: evitare che le cose facciano più schifo di quanto non fanno già. Qualsiasi contributo è utile come gli altri e tutti ci avvicinano verso l’obiettivo comune.
Noi crediamo che gli insetti siano da prendere almeno in considerazione.
Molti ne stanno lontani solo per disgusto, quanti danni che ha fatto la scena del banchetto in Indiana Jones e il Tempio Maledetto…
Scherzi a parte, se vi va provateli, sono buoni e il loro sapore è molto più delicato di quanto pensiate.
Per il resto basta informarsi, no blame no shame.
Ognuno secondo la propria sensibilità, ognuno con la propria energia!
Avanti tutta!